Scatto di gruppo al XXV Convegno Nazionale dei Giovani Imprenditori Ance, tenutosi a Sorrento il 31 ottobre
Pubblichiamo la relazione della presidente Angelica Krystle Donati al XXV convegno dei Giovani Imprenditori dell’Ance che si è svolto a Sorrento il 31 ottobre scorso.
Questo Convegno ha per me un significato particolare e, se devo essere totalmente onesta con voi, mi emoziona molto: è l’ultimo della mia presidenza. Un viaggio che è iniziato alla fine del 2021… da allora sono successe talmente tante cose che sembra una vita fa. Ed è proprio per questo che con voi vorrei tornare lì, a quando tutto è cominciato.
Perché, come abbiamo più volte detto nel corso di questi anni, per sapere dove andare, devi conoscere ciò che hai fatto.
È il 15 dicembre 2021. Vengo eletta Presidente di Ance Giovani.
Siamo nel pieno della pandemia, instabilità e incertezza sono le parole d’ordine. Il clima del Paese è tutt’altro che positivo. E cosa facciamo noi? Ci rimbocchiamo le maniche, non smettiamo mai di credere, sognare, proporre. Anzi, proprio in quel contesto scegliamo di guardare avanti.
Novembre 2022, a non molti chilometri da qua, Positano.
È il primo convegno da Presidente dopo un anno, ammettiamolo, davvero difficile. Lo intitoliamo “Costruttivi” e ci interroghiamo su due grandi domande: «Quale sarà l’Italia dopo il Pnrr? Quali riforme devono essere compiute per non perdere l’occasione di crescere anche oltre il 2026?». Da allora ad oggi, il Pnrr ci continua ad accompagnare… ma su questo torneremo più avanti.
Un anno dopo, novembre 2023, Roma.
Parole d’ordine “Competenti e sostenibili”. Dico che abbiamo bisogno di investire nelle persone, nei giovani, nelle competenze. Abbiamo di fronte una grande sfida: costruire un’edilizia più moderna, più giusta, più attrattiva. Per affrontare la transizione ecologica e digitale c’è bisogno di attrarre giovani, donne, nuovi talenti.
Quelle parole, oggi, risuonano con ancora più forza, perché la carenza di competenze è esplosa. Ma, anche qui, ci arriviamo.
Novembre 2024, di nuovo Roma.
Ci diciamo che è il momento di “Partire”. Il sistema produttivo italiano e il nostro settore si devono adattare a vivere in un mondo dove l’incertezza è l’unica certezza: dalla pandemia alle crisi geopolitiche, dall’instabilità dei mercati alla rivoluzione delle priorità.
Dobbiamo essere in grado di cambiare pelle per costruire il futuro che vogliamo.
Questi sono stati i momenti che hanno scandito gli ultimi 4 anni. Ma tante sono state anche le sfide. Molte ci accompagnano ancora oggi e saranno decisive per tracciare la rotta per il nostro futuro.
Partiamo dalla formazione e promozione del capitale umano.
Lo abbiamo detto in varie occasioni: senza nuove competenze non c’è futuro per il nostro settore.
Nei prossimi anni nel comparto delle costruzioni serviranno circa 210mila nuove risorse. È un numero straordinario che ci pone una domanda drammatica: dove troveremo queste persone? L’unico modo per contrastare l’invecchiamento del nostro settore, dove l’età media dei lavoratori supera i 50 anni, è investire in formazione, inclusione, immigrazione virtuosa. Vanno intercettati i Neet, che seppure in diminuzione restano sempre troppo numerosi. Istituzioni ed imprese devono lavorare insieme per colmare il divario tra offerta formativa e domanda lavorativa, anche con il coinvolgimento di Its e scuole edili.
C’è un altro dato che non posso non ribadire oggi: la presenza delle donne nel settore delle costruzioni è inferiore al 10%.
I dati sulla formazione erogata dal Formedil mostrano una presenza femminile in costante aumento, con un +10% di allieve su base annua. Questo seppur tiepido segnale positivo deve essere stimolo per fare di più.
Ma, l’obiettivo di promuovere la crescita dell’occupazione femminile non deve venire perseguito dal Legislatore senza tenere conto delle specificità del settore delle costruzioni. Per esempio, l’obbligo per gli operatori economici negli appalti pubblici di riservare almeno il 30% delle nuove assunzioni per l’esecuzione del contratto o delle attività connesse all’occupazione femminile e giovanile è un approccio punitivo che nulla fa per aumentare il numero di donne nel comparto.
Servono invece misure più forti di welfare familiare, per non costringere le donne a dover scegliere tra carriera e maternità. Serve un approccio formativo e di orientamento che incoraggi le donne a intraprendere una carriera nel settore edile, cogliendo le opportunità che derivano dai processi di innovazione e industrializzazione, decisivi nel supportare l’inclusione. Serve una premialità per le imprese virtuose.
Noi imprese, invece, dobbiamo creare ambienti di lavoro sempre più inclusivi, garantire pari opportunità, superare il gender pay gap.
Manca all’appello un pacchetto di misure pensate per chi fa impresa da giovane nel nostro settore. Le politiche generali aiutano, ma servono strumenti più mirati: agevolazioni fiscali nei primi anni, fondi di garanzia per l’accesso al credito, incentivi per startup proptech e soluzioni green. Non chiediamo corsie preferenziali, ma un riconoscimento concreto al valore del ricambio generazionale.
Il Pnrr è stato un tema centrale per tutto il nostro mandato e ha dato una spinta decisiva all’economia ed al settore. Oggi, dobbiamo chiederci quale sarà il dopo: quando le risorse europee si esauriranno, non potremo semplicemente “resettare”, ma dovremo continuare a costruire, mantenere e rigenerare con una visione di lungo periodo. È il momento di “tracciare la rotta per il futuro”, con una programmazione strategica degli interventi. Le imprese non chiedono scorciatoie, ma certezze e tempi chiari. Solo con fiducia reciproca e responsabilità condivisa potremo consolidare l’esperienza del Pnrr, trasformandola in un metodo ordinario di sviluppo per una stagione di crescita stabile e sostenibile per il Paese.
Una grande fragilità riguarda la copertura finanziaria degli extracosti.
Oggi, secondo le stime dell’Ance, mancano all’appello circa 2,5 miliardi di euro di compensazioni per il caro materiali su lavori già eseguiti.
Manca anche l’essenziale proroga per il 2026. I cantieri, Pnrr e non, hanno continuato a lavorare grazie alla capacità delle imprese di anticipare liquidità, ma siamo arrivati a un punto critico: senza nuovi fondi, e regole certe, si rischiano il blocco dei cantieri ed innumerevoli fallimenti.
Pensando al futuro del settore, voglio ribadire un punto. Dopo la fine del Pnrr, sarà essenziale coinvolgere il capitale privato, rendendo più snello e trasparente lo strumento del partenariato pubblico-privato e in particolare della finanza di progetto. Bene, nei Ppp devono trovare spazio anche le imprese giovani. Ci sono esempi virtuosi già in atto. Ora bisogna moltiplicarli. Continueremo a chiedere che nei bandi futuri ci sia spazio per le Pmi giovanili. Spesso, le idee migliori arrivano proprio da loro.
Superbonus. Noi Giovani Ance ne abbiamo sostenuto gli obiettivi, ma abbiamo segnalato anche le distorsioni. Oggi però, la proroga solo per il 2026 dei bonus edilizi al 50% per l’abitazione principale, prevista nel disegno di legge di Bilancio 2026, pur se apprezzabile, appare del tutto insufficiente per raggiungere gli obiettivi impostici dall’Europa.
Per restare sempre sul disegno di legge di Bilancio 2026 appare del tutto irrazionale il divieto di compensare i crediti di imposta con i contributi previdenziali e assicurativi, colpendo, con effetto retroattivo, soprattutto le imprese serie, che hanno fruito legittimamente di incentivi che la legge prevedeva come recuperabili solo in compensazione. Tra questi anche i crediti acquisiti con lo sconto in fattura.
Quante imprese salteranno per questa assurda disposizione?
Il nostro appello è che possa essere modificata nell’iter legis. Ne va del futuro di migliaia di aziende.
Parliamo del nuovo Codice degli Appalti: il successivo “Correttivo” è intervenuto con un approccio che, condivisibilmente, non ne ha stravolto l’impianto generale, introducendo quegli aggiustamenti che l’esperienza applicativa ha reso necessari. Un approccio che ha garantito continuità e certezza agli operatori, evitando i rallentamenti che spesso accompagnano le riforme profonde.
Le modifiche, comprese quelle più recenti apportate con il Dl Infrastrutture, sono frutto di un intenso processo di dialogo tra i principali attori coinvolti che ha visto l’Ance impegnata in prima linea. Restano però alcune criticità: pensiamo alla finanza di progetto, su cui la Commissione europea ha anche avviato una procedura di infrazione, la questione dei concessionari senza gara che continua a porre problemi di concorrenza e il tema del subappalto, soprattutto ai fini della qualificazione, che necessita ancora di equilibrio tra tutela delle Pmi e valorizzazione del ruolo dell’appaltatore.
Nel complesso, il nuovo impianto normativo rappresenta un passo avanti importante verso un sistema più moderno e trasparente, ma la vera sfida sarà ora garantire l’effettiva applicazione delle regole e una reale semplificazione, affinché la riforma produca benefici concreti e a lungo termine per tutto il sistema produttivo.
C’è poi il tema dell’abitare. Chiediamo da tempo un vero e proprio “Pnrr della casa” che affianchi all’housing sociale anche investimenti pubblico-privati su housing intermedio, studentati e senior living. Nel 2024 il tema casa è tornato al centro del dibattito politico: il Ministro Salvini ha convocato il Tavolo Casa e annunciato il Piano Casa Italia, con uno stanziamento iniziale di 660 milioni per rilanciare le politiche abitative. Con la manovra appena varata, il Governo ha accolto il suggerimento dell’Ance di destinare parte dei fondi europei del Fondo Sociale per il Clima, stimati in circa 3 miliardi di euro, a misure per la casa e il disagio abitativo. La direzione giusta che il nostro gruppo auspica: costruire per rigenerare.
E a proposito di visione, c’è un tema che è passato in sordina, ma arriverà presto: la Direttiva europea Epbd sul rendimento energetico in edilizia. Entro maggio 2026 l’Italia dovrà adottare la propria legge nazionale applicativa.
Come sistema Ance stiamo già lavorando a proposte concrete: servono pianificazione e metodo. Perché, se vogliamo evitare di rincorrere le emergenze, dobbiamo metterci davanti ai problemi.
Infine, rimangono aperte due grandi partite: la rigenerazione urbana e la sfida dell’innovazione e della trasformazione digitale.
Una delle nostre richieste storiche è l’adozione di una legge nazionale sulla rigenerazione urbana. Finalmente, in Parlamento è in corso l’esame di un disegno di legge che mira a normare tutti quegli interventi che trasformano e migliorano le nostre città senza consumare nuovo suolo. Data l’importanza che questa normativa riveste per il nostro Paese, auspichiamo che si arrivi alla definizione di una legge organica supportata da concreti incentivi urbanistici e fiscali, in quanto il nuovo testo, come depositato dal relatore lo scorso agosto, ha limitato alcuni aspetti.
Sull’innovazione il mondo sta evolvendo ad un ritmo senza precedenti e il settore edile non può restare indietro. Digitalizzazione, Ia, automazione, economia circolare, decarbonizzazione sono i pilastri del nuovo modello industriale.
L’Ia non deve spaventare: come dissi lo scorso anno, “innovazione e sostenibilità sono fondamentali per affrontare le sfide del futuro”, perché si declinano con tecnologie abilitanti di nuovi processi e nuove efficienze:
le rivoluzioni green e digitale hanno il potenziale per creare milioni di posti di lavoro, anche per il nostro comparto.
Siamo giunti quindi alla conclusione del mio intervento, e qui entra in gioco il titolo che abbiamo scelto per il Convegno: “FARO / FARÒ”.
Vogliamo osare ed essere un faro per le nostre imprese, per i giovani del settore: un punto di riferimento che indica la rotta. “Farò”, invece, è il verbo del futuro, della progettualità, dell’azione. Noi siamo giovani – e, quindi, siamo naturalmente titolati a dire “farò”. Il futuro ci appartiene più che a chiunque altro, perché saremo noi a viverlo. E allora chiediamo di poterlo scrivere a modo nostro, con l’onore e l’onere che questo comporta.
Voglio chiudere con una serie di principi, che spero possano essere faro per il futuro:
Primo: pensiamo a lungo termine. Le scelte che facciamo oggi avranno conseguenze tra dieci, vent’anni. Non cediamo alla tentazione delle soluzioni facili e immediate.
Secondo: siamo inclusivi. Facciamo spazio alle donne, ai giovani, a chi viene da percorsi diversi. La diversità è una risorsa.
Terzo: innoviamo senza paura. Le tecnologie cambiano, i mercati evolvono, le esigenze si trasformano. Chi resta fermo è destinato a scomparire.
Quarto: non dimentichiamo mai la sostenibilità. Non è un optional, non è una moda. È una responsabilità verso le generazioni future.
Quinto: abbiamo coraggio. Il coraggio di rischiare, di sbagliare, di rialzarci.
Ciascuno di noi, nel proprio quotidiano, nella propria azienda, può fare la differenza. Diciamolo forte: io farò la mia parte per città più giuste, per cantieri più sicuri, per imprese più forti. Noi faremo, insieme, da oggi, la nostra parte – istituzioni, imprese, giovani e senior, – per realizzare quei cambiamenti che sogniamo e costruire il futuro che vogliamo.
Per me, personalmente, questo momento è carico di emozione. La fine della mia presidenza non è una chiusura, ma un punto di partenza per tutti noi. Grazie di cuore per avermi accompagnata in questo viaggio straordinario. Grazie per aver creduto nella forza dei giovani e per avermi dato fiducia come vostra presidente.
E quindi voglio lasciarvi con un invito e un augurio: Continuiamo a dire, insieme, “io, farò”!
Grazie, e buon Convegno a tutti! •
Angelica Krystle Donati